Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (Deuterocanonici)

Atti 16:22-38 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (Deuterocanonici) (TILCD)

22. Allora anche la folla si scagliò contro Paolo e Sila; i giudici comandarono di spogliarli e di bastonarli.

23. Dopo averli bastonati, li gettarono in prigione. Al carceriere raccomandarono di custodirli nel modo più sicuro possibile.

24. Dinanzi a questi ordini, il carceriere prese Paolo e Sila, li gettò nella cella più interna della prigione e legò i loro piedi a grossi ceppi di legno.

25. Verso mezzanotte Paolo e Sila pregavano e cantavano inni di lode a Dio. Gli altri carcerati stavano ad ascoltare.

26. All’improvviso ci fu un terremoto tanto forte che la prigione tremò fin dalle fondamenta. Tutte le porte si spalancarono di colpo e le catene dei carcerati si slegarono.

27. Il carceriere si svegliò e vide che le porte della prigione erano aperte: pensò che i carcerati fossero fuggiti. Allora prese la spada e stava per uccidersi.

28. Ma Paolo gli gridò con tutta la voce che aveva: «Non farti del male! Siamo ancora tutti qui!».

29. Il carceriere chiese una lanterna, corse nella cella di Paolo e Sila, e tutto tremante si gettò ai loro piedi.

30. Poi li condusse fuori e domandò loro:— Signori, che cosa devo fare per essere salvato?

31. Essi risposero:— Credi nel Signore Gesù. Sarai salvato tu e la tua famiglia.

32. Quindi, Paolo e Sila annunziarono la parola del Signore al carceriere e a tutti quelli di casa sua.

33. Egli li prese in disparte, in quella stessa ora della notte, e curò le loro piaghe. Subito si fece battezzare, lui e tutta la sua famiglia.

34. Poi li invitò a casa sua e offrì loro un pranzo, e insieme con tutti i suoi fece festa per la gioia di aver creduto in Dio.

35. Quando fu giorno, i giudici mandarono le guardie a dire:— Lascia liberi quegli uomini!

36. Il carceriere andò da Paolo per informarlo. Gli disse:— I giudici hanno dato l’ordine di lasciarvi liberi! Potete dunque uscire e andarvene in pace.

37. Ma Paolo si rivolse alle guardie e disse loro: «Prima ci hanno fatto picchiare in pubblico e senza processo e poi ci hanno buttato in prigione, noi che siamo cittadini romani. Ora vogliono farci uscire di nascosto! No! Devono venire loro, personalmente, a farci uscire di qui».

38. Le guardie riferirono queste parole ai giudici, ed essi si spaventarono, appena sentirono che Paolo e Sila erano cittadini romani.