Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (Deuterocanonici)

2 Maccabei 9:5-24 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (Deuterocanonici) (TILCD)

5. Ma il Signore, il Dio d’Israele che vede tutto, lo colpì con una piaga incurabile e invisibile. Appena ebbe finito di dire quelle parole, Antioco fu subito assalito da atroci fitte di mal di ventre.

6. Era proprio quello che si meritava uno come lui che aveva torturato sul ventre tante persone, con svariati e barbari tormenti.

7. Ma Antioco non rinunziò affatto alla sua arroganza. Era talmente pieno di superbia, che dalle sue narici sprizzava fiammate d’ira contro gli Ebrei. Ordinò di accelerare ancora la corsa. E all’improvviso cadde dal carro. La caduta fu tanto violenta che egli rimase ferito in tutte le parti del corpo.

8. Prima Antioco si riteneva onnipotente: pretendeva di comandare alle onde del mare e si illudeva di poter pesare le più alte montagne con la bilancia. Allora, scaraventato a terra, dovette essere portato via su una lettiga. Così tutti poterono vedere quanto è potente Dio.

9. Gli occhi di quell’empio si riempivano di vermi e le sue carni, mentre lui era ancora in vita, gli cadevano a pezzi tra atroci dolori. Puzzava tanto che tutto l’esercito era stomacato dalla nausea che gli faceva venire quel putridume.

10. Poco prima Antioco credeva di poter raggiungere le stelle del cielo; ora nessuno resisteva a stargli vicino, tanto era insopportabile il suo fetore.

11. A quel punto, tutto coperto di ferite, Antioco cominciò a mettere da parte tutta la sua superbia. Tormentato dal dolore, che non gli dava tregua, cominciò a vedere le cose nella loro giusta luce e capì che era Dio a castigarlo.

12. Non riusciva più nemmeno lui a sopportare il fetore che emanava. Alla fine riconobbe: «È giusto sottomettersi a Dio. Nessun mortale può pretendere di essergli uguale!».

13. Quel maledetto si mise allora a pregare il Signore, ma il Signore non poteva più avere misericordia di lui.Antioco promise

14. al Signore di dichiarare libera Gerusalemme, la città santa, dove prima voleva recarsi con tanta fretta per raderla al suolo e farne una fossa di cadaveri.

15. Prima pensava che gli Ebrei non erano degni di sepoltura, ma buoni soltanto a servire da cibo agli uccelli rapaci o a essere gettati in pasto alle belve, essi e i loro bambini. Ora, invece, si impegnò a dare agli Ebrei gli stessi privilegi che godevano gli Ateniesi.

16. Promise poi di abbellire il tempio santo con magnifici doni, lui che prima l’aveva saccheggiato. Era deciso a restituire i vasi sacri del tempio, e in numero ancora maggiore, e si impegnava anche a provvedere di tasca sua alle spese per l’offerta dei sacrifici.

17. Arrivò persino a promettere di farsi ebreo e di mettersi a percorrere il mondo intero, con l’intenzione di proclamare dappertutto la potenza di Dio.

18. Ma il giusto giudizio di Dio pesava ormai su di lui e le sue sofferenze non gli diedero tregua un solo istante. Alla fine, privo di ogni speranza, Antioco scrisse agli Ebrei una lettera che aveva il tono di una supplica. Il testo della lettera era questo:

19. «Il re e comandante supremo Antioco augura agli ottimi cittadini ebrei gioia, salute e prosperità.

20. Se voi e i vostri figli state bene e gli affari vanno secondo i vostri desideri, io ringrazio vivamente il cielo.

21. «Io, da un po’ di tempo, mi sento senza forze, ma vi ricordo con affetto. Dopo il mio ritorno dalla Persia, sono caduto in una brutta malattia. Perciò ritengo necessario pensare alla sicurezza di tutti.

22. Non che io disperi della mia situazione; al contrario ho una grande fiducia di guarire.

23. «Ricordo però che anche mio padre, quando fece spedizioni nelle regioni settentrionali designò lui stesso il suo successore.

24. Così nel caso di qualche imprevisto o di qualche brutta notizia, gli abitanti del paese non dovevano preoccuparsi, perché sapevano a chi era stato lasciato il potere.