4. Tutti pregavano perché l’apparizione fosse di buon augurio.
5. Intanto si diffuse la falsa notizia della morte di Antioco. Giasone prese con sé non meno di mille uomini e attaccò improvvisamente Gerusalemme. Respinse quelli che stavano sulle mura e infine prese la città. Intanto Menelao si rifugiò nella fortezza.
6. Giasone, senza alcuna pietà, cominciò a fare rappresaglie contro i suoi concittadini. Non pensava che trionfare sui propri connazionali è la più grossa sconfitta. Sembrava che stesse trionfando sui nemici e non sui propri connazionali.
7. Però Giasone non conquistò il potere. Anzi, alla fine, fu svergognato per il suo tradimento e dovette fuggire di nuovo nella regione dell’Ammanìtide.
8. Ecco come finì la sua vita perversa: prima imprigionato presso ∆Areta, re degli Arabi, e poi perseguitato da tutti, dovette fuggire ∆di città in città. Fu odiato come traditore delle leggi, disprezzato come nemico della patria e del popolo. Poi andò a finire in Egitto.
9. Colui che aveva cacciato dalla patria molti cittadini, morì in esilio tra gli Spartani, dove aveva sperato di trovare rifugio a causa della comune origine.
10. Lui, che aveva lasciato tanta gente senza sepoltura, finì senza rimpianto. Nessuno lo seppellì e non poté avere un posto nel sepolcro dei padri.
11. Poi il re Antioco venne a sapere queste cose e concluse che la Giudea si stava ribellando. Perciò tornò dall’Egitto e con l’animo inferocito conquistò Gerusalemme con le armi.
12. Ai soldati comandò di uccidere senza pietà tutti quelli che incontravano e di trucidare quelli che si chiudevano nelle loro case.
13. Giovani e vecchi, donne e ragazzi, fanciulle e bambini furono massacrati e sterminati.
14. In quei tre giorni vennero meno ottantamila uomini: quarantamila morirono in battaglia e altrettanti furono venduti schiavi.