Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (Deuterocanonici)

2 Maccabei 14:29-46 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (Deuterocanonici) (TILCD)

29. Ma non poteva opporsi alla volontà del re, e allora restò in attesa di un’occasione favorevole per eseguire, con uno stratagemma, l’ordine del re.

30. Intanto Giuda Maccabeo si accorse che Nicànore si mostrava più freddo con lui e nei loro incontri abituali lo trattava con minore affabilità. Si rese conto che quell’atteggiamento non prometteva nulla di buono. Radunò molti dei suoi uomini e non si fece più vedere da Nicànore.

31. Quando Nicànore capì che Giuda l’aveva giocato d’astuzia salì al grande e santo tempio di Gerusalemme. Era l’ora in cui i sacerdoti offrivano i consueti sacrifici. Ordinò loro di consegnargli quell’uomo.

32. Essi dichiararono con giuramento di non sapere dove si trovava.

33. Allora Nicànore stese la mano verso il tempio e fece questo giuramento: «Se voi non mi consegnate Giuda incatenato, io raderò al suolo questo tempio di Dio e distruggerò l’altare. Al loro posto costruirò un bel tempio in onore del dio Diòniso!».

34. Detto questo, se ne andò.Allora i sacerdoti levarono le mani verso il cielo e incominciarono a invocare colui che ha sempre protetto il nostro popolo. Dicevano:

35. «Tu, o Signore, non hai bisogno di niente, eppure hai voluto avere in mezzo a noi questo tempio come tua abitazione.

36. Tu solo, o Signore, sei santo! Non permettere più che venga profanata la tua casa, che è stata purificata da poco tempo».

37. Un certo Razìs, un capo del popolo di Gerusalemme, fu denunziato a Nicànore come patriota. Egli amava molto la patria; era stimato da tutti, e per la sua bontà era chiamato padre degli Ebrei.

38. Fin dai primi giorni della rivolta egli era stato accusato di seguire le tradizioni ebraiche. Le aveva difese senza risparmiarsi e per la sua fedeltà all’ebraismo aveva anche rischiato la vita.

39. Nicànore, per dimostrare l’odio che aveva per gli Ebrei, mandò più di cinquecento soldati ad arrestarlo.

40. Incarcerando Razìs, pensava di dare un duro colpo agli Ebrei.

41. Le truppe di Nicànore erano già sul punto di occupare la torre dove era Razìs. Stavano forzando la porta del cortile, quando invece fu dato l’ordine di appiccarvi il fuoco e di bruciarla. Quando Razìs si vide circondato da ogni parte, si gettò sulla propria spada.

42. Preferiva morire con coraggio, piuttosto che finire nelle mani di quei criminali e subire insulti e umiliazioni.

43. Ma per la fretta e l’ansia del momento, sbagliò il colpo. Proprio in quel momento le truppe irruppero attraverso la porta.Allora Razìs corse senza esitazione sulle mura e si buttò giù sulla folla.

44. La folla indietreggiò immediatamente, fece largo, e Razìs cadde a terra nello spazio lasciato vuoto.

45. Ma respirava ancora. Acceso di sdegno ebbe la forza di rialzarsi. Anche se perdeva sangue dalle orribili ferite che si era fatto, passò di corsa in mezzo alla folla e salì su una roccia scoscesa.

46. Quando ormai era quasi completamente dissanguato, si strappò gli intestini dal ventre; li prese con tutte e due le mani e li gettò sulla folla. E intanto pregò Dio, il padrone della vita e del respiro, di farglieli di nuovo riavere un bel giorno. E così morì.