Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (Deuterocanonici)

1 Maccabei 13:1-18 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (Deuterocanonici) (TILCD)

1. Simone venne a sapere che Trifone aveva radunato un grosso esercito per invadere la Giudea e devastarla.

2. Si accorse pure che tutti erano sconvolti per la paura e lo sgomento. Allora andò a Gerusalemme, radunò il popolo e lo esortò con queste parole:

3. — Voi sapete bene quello che io, i miei fratelli e tutta la mia famiglia abbiamo fatto per difendere le leggi e il santuario. Voi siete al corrente delle guerre e delle difficoltà che abbiamo affrontato.

4. Per difendere Israele, tutti i miei fratelli sono morti. Sono rimasto solo io.

5. Ebbene, io non voglio certo risparmiare la mia vita dinanzi a qualsiasi pericolo. Non valgo più dei miei fratelli.

6. Preferisco invece difendere il mio popolo, il tempio, le vostre mogli e i vostri figli. Infatti tutti i pagani ci odiano e si sono coalizzati per sterminarci.

7. Ascoltando queste parole tutto il popolo riprese coraggio.

8. Tutti risposero a gran voce:— Tu sei il nostro capo al posto di Giuda e di Giònata, tuoi fratelli.

9. Tu combatterai con noi e noi faremo quello che ci comandi.

10. Allora Simone radunò tutti gli abitanti abili al servizio militare e si affrettò a terminare la costruzione delle mura di Gerusalemme e fortificò tutta la cerchia della città.

11. Poi mandò Giònata, figlio di Assalonne, nella città di Giaffa con un grosso esercito. E Giònata scacciò quanti erano di quella città e rimase là sul posto.

12. Trifone intanto lasciò Tolemàide con un grande esercito diretto verso il territorio della Giudea. Portava con sé Giònata come ostaggio.

13. Simone allora si accampò nei pressi di Adidà, di fronte alla pianura.

14. Quando Trifone seppe che Simone aveva preso il comando al posto di suo fratello Giònata e stava per attaccarlo, gli mandò messaggeri per dirgli:

15. «Tuo fratello Giònata è nostro ostaggio a causa del debito che aveva contratto con la tesoreria del re negli affari da lui amministrati.

16. Ora mandaci trentacinque quintali d’argento e due dei suoi figli come ostaggi e noi lo lasceremo libero. Vogliamo essere sicuri che, una volta liberato, non si metta contro di noi».

17. Simone capì che non si poteva fidare di loro, ma fece consegnare ugualmente il denaro e i figli, per non attirarsi l’odio del popolo.

18. Avrebbero infatti detto: «Simone non ha mandato a Trifone il denaro e i figli: per questo Giònata è morto».