Nuova Riveduta 2006

Lettera ai Romani 7:9-24 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

9. Un tempo io vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, il peccato prese vita e io morii;

10. e il comandamento, che avrebbe dovuto darmi vita, risultò che mi condannava a morte.

11. Perché il peccato, còlta l’occasione per mezzo del comandamento, mi trasse in inganno e, per mezzo di esso, mi uccise.

12. Così la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono.

13. Ciò che è buono diventò dunque per me morte? No di certo! È invece il peccato che mi è diventato morte, perché si rivelasse come peccato, causandomi la morte mediante ciò che è buono; affinché, per mezzo del comandamento, il peccato diventasse estremamente peccante.

14. Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato.

15. Poiché ciò che faccio io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio.

16. Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona;

17. allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me.

18. Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no.

19. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio.

20. Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me.

21. Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me.

22. Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l’uomo interiore,

23. ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra.

24. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?