Nuova Riveduta 1994

Lettera ai Romani 7:9-24 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

9. Un tempo io vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, il peccato prese vita e io morii;

10. e il comandamento che avrebbe dovuto darmi vita, risultò che mi condannava a morte.

11. Perché il peccato, còlta l'occasione per mezzo del comandamento, mi trasse in inganno e, per mezzo di esso, mi uccise.

12. Cosí la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono.

13. Ciò che è buono, diventò dunque per me morte? No di certo! È invece il peccato che mi è diventato morte, perché si rivelasse come peccato, causandomi la morte mediante ciò che è buono; affinché, per mezzo del comandamento, il peccato diventasse estremamente peccante.

14. Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato.

15. Poiché, ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio.

16. Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona;

17. allora non sono piú io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me.

18. Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no.

19. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio.

20. Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono piú io che lo compio, ma è il peccato che abita in me.

21. Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me.

22. Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore,

23. ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra.

24. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?