Giovanni Diodati Bibbia 1649

Romani 7:5-14 Giovanni Diodati Bibbia 1649 (IGD)

5. Perciocchè, mentre eravam nella carne, le passioni de’ peccati, le quali erano mosse per la legge, operavano nelle nostre membra, per fruttificare alla morte.

6. Ma ora siamo sciolti della legge, essendo morti a quello, nel quale eravam ritenuti; talchè serviamo in novità di spirito, e non in vecchiezza di lettera.

7. Che diremo adunque? che la legge sia peccato? Così non sia; anzi, io non avrei conosciuto il peccato, se non per la legge; perciocchè io non avrei conosciuta la concupiscenza, se la legge non dicesse: Non concupire.

8. Ma il peccato, presa occasione per questo comandamento, ha operata in me ogni concupiscenza.

9. Perciocchè, senza la legge, il peccato è morto. E tempo fu, che io, senza la legge, era vivente; ma, essendo venuto il comandamento, il peccato rivisse, ed io morii.

10. Ed io trovai che il comandamento, che è a vita, esso mi tornava a morte.

11. Perciocchè il peccato, presa occasione per lo comandamento, m’ingannò, e per quello mi uccise.

12. Talchè, ben è la legge santa, e il comandamento santo, e giusto, e buono.

13. Mi è dunque ciò che è buono divenuto morte? Così non sia; anzi il peccato mi è divenuto morte, acciocchè apparisse esser peccato, operandomi la morte per quello che è buono; affinchè, per lo comandamento, il peccato sia reso estremamente peccante.

14. Perciocchè noi sappiamo che la legge è spirituale; ma io son carnale, venduto ad esser sottoposto al peccato.