Epistola di S. Paolo ai Romani

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Diodati Bibbia 1885

Epistola di S. Paolo ai Romani 14 Diodati Bibbia 1885 (DO885)

Riguardi dovuti ai deboli nella fede

1. OR accogliete quel che è debole in fede; ma non già a quistioni di dispute.

2. L'uno crede di poter mangiar d'ogni cosa; ma l'  altro, che è debole, mangia dell'erbe.

3. Colui che mangia non isprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia; poichè Iddio l'ha preso a sè.

4. Chi sei tu, che giudichi il famiglio altrui? egli sta ritto, o cade, al suo proprio Signore, ma sarà raffermato, perciocchè Iddio è potente da raffermarlo.

5. L'uno stima un giorno più che l'altro; e l'altro stima tutti i giorni pari; ciascuno sia appieno accertato nella sua mente.

6. Chi ha divozione al giorno ve l'ha al Signore; e chi non ha alcuna divozione al giorno non ve l'ha al Signore. E chi mangia, mangia al Signore; perciocchè egli rende grazie a Dio; e chi non mangia non mangia al Signore, e pur rende grazie a Dio.

7. Poichè niun di noi vive a sè stesso, nè muore a sè stesso.

8. Perciocchè, se pur viviamo, viviamo al Signore; e se moriamo, moriamo al Signore; dunque, o che viviamo, o che moriamo, siamo del Signore.

9. Imperocchè a questo fine Cristo è morto, e risuscitato, e tornato a vita, acciocchè egli signoreggi e sopra i morti, e sopra e vivi.

10. Or tu, perchè giudichi il tuo fratello? ovvero tu ancora, perchè sprezzi il tuo fratello? poichè tutti abbiamo a comparire davanti al tribunal di Cristo.

11. Perciocchè egli è scritto: Come io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ed ogni lingua darà gloria a Dio.

12. Così adunque ciascun di noi renderà ragion di sè stesso a Dio.

Libertà e carità

13. PERCIÒ, non giudichiamo più gli uni gli altri; ma più tosto giudicate questo, di non porre intoppo, o scandalo al fratello.

14. Io so, e son persuaso nel Signor Gesù, che niuna cosa per sè stessa è immonda; ma, a chi stima alcuna cosa essere immonda, ad esso è immonda.

15. Ma, se il tuo fratello è contristato per lo cibo, tu non cammini più secondo carità; non far, col tuo cibo, perir colui per cui Cristo è morto.

16. Il vostro bene adunque non sia bestemmiato.

17. Perciocchè il regno di Dio non è vivanda, nè bevanda; ma giustizia, e pace, e letizia nello Spirito Santo.

18. Perciocchè, chi in queste cose serve a Cristo è grato a Dio, ed approvato dagli uomini.

19. Procacciamo adunque le cose che son della pace, e della scambievole edificazione.

20. Non disfar l'opera di Dio per la vivanda; ben sono tutte le cose pure; ma vi è male per l'uomo che mangia con intoppo.

21. Egli è bene non mangiar carne, e non ber vino, e non far cosa alcuna, nella quale il tuo fratello s'intoppa, o è scandalezzato, o è debole.

22. Tu, hai tu fede? abbila in te stesso, davanti a Dio; beato chi non condanna sè stesso in ciò ch'egli discerne.

23. Ma colui che sta in dubbio, se mangia, è condannato; perciocchè non mangia con fede; or tutto ciò che non è di fede è peccato.